
L’Operato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in relazione alla soluzione della situazione in sudan
I-1. Contenuto delle Risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza relative alla situazione nel Sudan
Richiamando le dichiarazioni del Presidente del CdS manifestate in data 10 ottobre 2003 (S/PRST/2003/16) e 25 maggio 2004 (S/PRST/2004/18), il CdS condanna tutti gli atti di violenza e le violazioni dei diritti dell’uomo e del diritto internazionale umanitario perpetrate dalle parti in conflitto ([13]) e si esprime preoccupazione per il prolungamento del conflitto, in particolare per la popolazione civile del Sudan, compresi le donne i bambini, i rifugiati ([14]), le persone deportate ([15]) e il personale umanitario ([16]). Si sottolinea che, il ritorno dei rifugiati e dei deportati nei loro focolari domestici deve avvenire volontariamente e con tutta l’assistenza possibile e in condizione di sicurezza soddisfacente ([17]).
Il CdS richiede a tutte le parti di adottare delle disposizioni necessarie per prevenire e far cessare le violazioni dei diritti dell’uomo e del diritto internazionale umanitario ([18]), sottolineando che gli autori di gross violations non beneficeranno dell’impunità (Risoluzione CdS 30 luglio 2004, n. 1556, par. 10 del preambolo).
Basandosi sul par. 22 del Rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite - sulla situazione nel Sudan ed in particolare sul Darfur e nell’Haut-Nil - il CdS chiede: a) alle parti di utilizzare la loro influenza affinché si ponga immediatamente fine ai combattimenti in questi luoghi; b) a coloro che hanno sottoscritto a N’djamena l’Accordo di cessate-il-fuoco (in data 8 aprile 2004)di rispettarlo, concludendo, senza indugio, un accordo politico ([19]).
Pertanto, il CdS chiede alle due parti in lotta di concludere, nel più breve tempo possibile, un accordo di pace totale ([20]).
A tal fine il CdS, con risoluzione 11 giugno 2004, n. 1547 (parr. 3-4), dichiara di essere disposto a prendere in considerazione la proposta del Segretario generale delle Nazioni Unite di istituire una peace-keeping per contribuire all’applicazione di un accordo di pace totale (successivamente affidata alla missione dell’Unione Africana) e quindi prega il Segretario generale delle Nazioni Unite di presentargli, possibilmente dopo la conclusione del predetto accordo di pace, delle raccomandazioni concernenti il livello, la struttura e il mandato di questa operazione di mantenimento della pace, e quindi di predisporre delle misure di natura organizzativa per l’insediamento rapido della missione di pace e per metterla in condizione di poter operare.
Sottolinea l’opportunità di disporre di mezzi d’informazione efficaci (specialmente attraverso la radio, la televisione e i giornali locali e nazionali) per pubblicizzare il processo di pace e il ruolo positivo che potrà avere una missione di pace per le comunità locali e le parti ([21]).
Ai sensi del cap. VII della Carta delle Nazioni Unite il CdS:
1) chiede alle parti che hanno sottoscritto l’Accordo di pace in data 9 gennaio 2005 di onorare immediatamente tutti gli impegni annunciati con il comunicato del 3 luglio 2004. In particolare: a) facilitando l’accesso dei soccorsi internazionali alle vittime della catastrofe umanitaria, ponendo in essere una moratoria su tutte le restrizioni suscettibili di ritardare la consegna degli aiuti umanitari e l’accesso alle popolazioni toccate; b) favorendo la realizzazione, in cooperazione con l’ONU, di inchieste indipendenti sulle violazioni dei diritti dell’uomo e del diritto internazionale umanitario; c) stabilendo delle condizioni di sicurezza credibili per la protezione della popolazione civile e del personale occupato in operazioni umanitarie; d) riprendendo le trattative politiche, per quanto concerne il Darfur, con i gruppi dissidenti di questa regione, vale a dire con il “Justice and Equality Movement”, il “Sudan People’s Liberation Army” e il “Sudan People’s Liberation Movement” ([22]); e) di procedere a ristabilire la linea di frontiera nord/sud tracciata già nel 1° gennaio del 1956, come richiesto nel Protocollo di Machakos del 20 luglio 2002 (Risoluzione CdS 30 aprile 2007, n. 1755, par. 3).
Esige che il governo sudanese onori l’impegno di disarmare le milizie janjaweed e di arrestare e tradurre davanti ai tribunali competenti i capi janjaweed e i loro complici, che hanno incoraggiato e commesso delle violazioni dei diritti dell’uomo e del diritto internazionale umanitario e altre atrocità ([23]). Minaccia il governo sudanese di adottare delle misure previste dall’art. 41 della Carta delle Nazioni Unite se non rispetterà i suoi impegni ([24]). Quindi prega il Segretario generale di fornirgli - entro trenta giorni (e poi tutti i mesi) – informazioni sull’ottemperanza o meno del governo sudanese alle (sue) richieste riportate sopra ([25]).
2) ai gruppi ribelli di rispettare il cessate-il-fuoco e di porre immediatamente fine agli atti di violenza, e di impegnarsi, senza pregiudizio,nelle trattative di pacee di predisporsi in maniera positiva e costruttiva per la soluzione del conflitto ([26]).
3) agli (altri) Stati membri delle Nazioni Unite di prendere misure necessarie per impedire la vendita o la fornitura a tutti gli individui ed entità non governative (ivi compresi i janjaweed) - operanti negli Stati del Darfur delNord, del Darfur del Sud e del Darfur dell’Ovest - da parte dei propri cittadini o al di fuori del loro territorio, o ancora attraverso delle navi o aeronavi battenti la loro bandiera, di armi e di materiale connesso di ogni tipo, ivi comprese le armi e munizioni, i veicoli e i materiali militari, il materiale paramilitare e i pezzi di ricambio per il materiale summenzionato, che provengono o non provengono dal loro territorio Ed ancora, di vietare che, attraverso i propri cittadini o al di fuori del loro territorio, le entità non governative e gli individui di cui al par. 7 beneficino di una formazione o di un’assistenza tecnica concernente la consegna, la fabbricazione, la manutenzione, o l’utilizzo degli articoli summenzionati al par. 7 (Risoluzione 30 luglio 2004, n. 1556 parr. 7-8) ([27]).
I-2. L’istituzione delle peace-keeping operations per la soluzione della crisi nel Sudan (Darfur)
Con la risoluzione CdS 1547 del 2004 è stata istituita la Squadra preparatoria delle Nazioni Unite nel Sudan (UNAMIS) ([28]), la cui missione viene prorogata per un periodo di tre mesi (e quindi fino al 10 marzo 2005) su proposta del Segretario generale, espressa nei rapporti del 28 settembre e del 2 novembre 2004 (Risoluzione CdS 19 novembre 2004, n. 1574, par. 7). Successivamente, con Risoluzione CdS 10 marzo 2005, n. 1585, il CdS decide di prorogare la missione fino al 17 marzo 2005. La risoluzione CdS 17 marzo 2005, n. 1588, modifica la data di proroga della missione dell’UNAMIS stabilendola al 24 marzo 2005.
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