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Sudan. L’Onu rimane in Darfur. E il referendum sul sud incombe
Contingente Unamid (Credits: AFP)
Le forze dell’Unamid, il contingente Onu-Unione Africana resterà in Darfur per almeno un altro anno. Lo ha deciso venerdì scorso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Gli oltre 21mila militari e poliziotti del contingente multinazionale dovranno garantire la distribuzione di aiuti alimentari e umanitari a circa 2 milioni di sfollati nella regione del Sudan.
La nuova crisi in Darfur si è aggravata a partire dal 2003, da quando i gruppi di ribelli “non arabi” hanno preso le armi contro Karthoum e la sua politica di sfruttamento e discriminazione verso la regione. L’élite governativa araba di Karthoum ha da sempre attuato verso le popolazioni del Darfur una politica di repressione dal pugno di ferro, fatta di violenze e persecuzioni.
Così gruppi ribelli come il Jem (il Movimento per la giustizia e l’uguaglianza), o l’Slm (Movimento per la liberazione del Sudan) da anni combattono nella regione. Secondo fonti Onu dal 2003 ci sono stati 3mila morti. Karthoum sostiene che le vittime del conflitto siamo 10mila.
”Apprendiamo con soddisfazione del rinnovo della missione di pace Nazioni Unite-Unione africana in Darfur, prorogata di un altro anno all’unanimità dal Consiglio di sicurezza dell’Onu”. È quanto si legge in un rapporto pubblicato da Italians for Darfur e da altre Ong per i diritti umani aderenti alla coalizione “Sudan365″. Le organizzazioni, tuttavia, in vista del referendum per l’indipendenza del Sud del Sudan (gennaio 2011) denunciano che il Paese ”è drammaticamente impreparato e il rischio di caos e incidenti è piú pressante che mai. Gli episodi di violenza si sono intensificati e nel Nord e nella capitale i diritti umani continuano a essere violati”.
Con il rapporto, quindi, la coalizione di Ong chiede ”al governo del Paese di assicurare che tutti i cittadini sudanesi, nel Nord come nel Sud, siano protetti prima e dopo il referendum”.
Ma l’appello, è diretto anche ai Paesi garanti del Comprehensive Peace Agreement, tra cui l’Italia, che nel 2005 sancì la fine della guerra civile in Sudan dopo oltre 20 anni.
”L’attenzione internazionale - scrive la presidente di Italians for Darfur Antonella Napoli - si è concentrata sul Sudan meridionale, rinnegando la piú importante lezione degli anni passati: che i conflitti multilaterali vanno affrontati globalmente”.
Niente di più vero. Sud Sudan e Darfur sono legati nel loro destino. L’appuntamento con il referendum che potrebbe sancire l’indipendenza del Sud è tenuto d’occhio dai movimenti ribelli del Darfur. Un esponente dell’Slm, contattato in Gran Bretagna, a capo del movimento ribelle che per il momento rispetta il cessate il fuoco con Karthoum, ha dichiarato in esclusiva che se il Sud raggiungesse l’indipendenza, anche il Darfur si autoproclamerebbe indipendente. Come dire, una dichiarazione di guerra in piena regola a El- Bashir. E l’Onu che farà?
English
Sudan. The UN remains in Darfur. And the referendum on the south lies
UNAMID contingent (Credits: AFP)
The forces of UNAMID, the UN-African Union contingent in Darfur will remain for at least another year. This was decided last Friday the UN Security Council. The over 21 thousand military and police contingent of the multinational will ensure the distribution of food and humanitarian aid to some 2 million displaced in the region of Sudan.
The new crisis in Darfur has worsened since 2003, when rebel groups "non-Arabs" have taken up arms against Khartoum and its policy of exploitation and discrimination against the region. The Arab elite in Khartoum government has always put the people of Darfur to a policy of repression with an iron fist, made of violence and persecution.
So rebel groups like the JEM (the Justice and Equality Movement), ol'Slm (Movement for the Liberation of Sudan) years fighting in the region. UN sources said since 2003 there have been 3 thousand dead. Khartoum claims that the victims of the conflict we are 10 thousand.
"We learn with satisfaction the renewal of the peacekeeping United Nations-African Union in Darfur, extended for another year unanimously by the UN Security Council." It is what it said in a report published by Italians for Darfur and other human rights NGOs participating in the coalition "Sudan365. The organizations, however, the referendum for the independence of Southern Sudan (January 2011) complain that the country is dramatically unprepared and the risk of chaos and accidents are more pressing than ever. The violence has intensified in the North and in the capital and human rights continue to be violated. "
With the report, therefore, the NGO coalition calls for "the government of the country to ensure that all Sudanese citizens, North and South, are protected before and after the referendum."
But the appeal is also directed to the countries guaranteeing the Comprehensive Peace Agreement, including Italy, which in 2005 marked the end of the civil war in Sudan after more than 20 years.
"The international attention - he wrote the president of Italians for Darfur Antonella Napoli - focused on southern Sudan, rejecting the most important lesson of recent years: that the multilateral conflicts must be addressed globally."
Nothing could be truer. Southern Sudan and Darfur are linked in their destiny. The appointment with the referendum that could enshrine the independence of the South has been watching from the Darfur rebel movements. A member of SLM, contacted in Britain, head of the rebel movement which currently complies with the ceasefire with Khartoum, said that if the exclusive South reached independence, including Darfur proclaimed itself independent. Like say, a declaration of full-scale war in El-Bashir. And the UN who will?
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