Friday, 11 June 2010
Pocco ma siguro!!!
L’Ecos accusa: multinazionali complici con i ribelli nella guerra in Sudan
di: Francesca Dessì
f.dessi@rinascita.eu
La European Coalition on Oil in Sudan (Ecos), una coalizione di 50 organizzazioni umanitarie europee attive in Sudan, ha denunciato, in un rapporto pubblicato ieri, il ruolo svolto da un consorzio di compagnie petrolifere durante la guerra civile in Sudan tra il 1997 e il 2003.L’Ecos punta il dito contro la multinazionale svedese Lundin Petroleum, la malese Petronas Carigali Overseas, l’austriaca Omv Exploration GimH e la sudanese Sudapet Ltd, che avrebbero fomentato e alimentato il conflitto tra il governo di Khartoum e i ribelli del People’s Liberation Army (Spla) nel Sud Sudan. Gli scontri avrebbero provocato la morte di almeno 12mila persone e lo spostamento forzato di 160mila abitanti della regione.Senza dimenticare gli orrori che rimangono indelebili nella memoria: uccisioni di massa, violenze atroci su bambini, donne e vecchi, villaggi rasi al suolo o dati alle fiamme.“Il consorzio doveva essere a conoscenza degli abusi commessi dai gruppi armati. Gli stessi gruppi che provvedevano a garantire in parte la sicurezza degli impianti” si legge sul rapporto stilato da Ecos.Il tutto sarebbe iniziato quando il governo di Khartoum ha firmato con i gruppi petroliferi un contratto per i diritti di trivellazione di un’area denominata “Blocco 5” nel Sud Sudan, dove, qualche mese dopo – guarda caso- si sono verificati i primi e sanguinosi scontri, sfociati poi in una terribile guerra civile.Ma non solo le uniche compagnie che si sono rese protagoniste di violazioni dei diritti umani.Non è certo un mistero che le multinazionali e molti Paesi occidentali, tra cui gli Stati Uniti e Israele, abbiano foraggiato gruppi ribelli, come il “Sudan Liberation Army” ed il “Justice and Equality Movement”, per destabilizzare il Paese e controllare i giacimenti petroliferi.Non è certo un segreto che il Sudan sia il quarto più grande fornitore di petrolio della Cina e che le compagnie statunitensi, che controllano già gli oleodotti del Ciad e dell’Uganda, cerchino di prendere il posto di Pechino attraverso alleanze militari con gli stati di frontiera ostili al Sudan: Uganda, Ciad e Etiopia. O che la Francia sia coinvolta in questi sporchi affari per fare gli interessi della società petrolifera Total.Sono quindi tante le multinazionali coinvolte nei continui disordini che, secondo un rapporto dell’Onu, pubblicato lunedì, nel solo mese di maggio hanno causato la morte di 600 civili.Intanto, le cinquanta organizzazioni umanitarie hanno invitato le compagnie petrolifere a risarcire gli abitanti colpiti dalle violenze. Secondo l’Ecos infatti il trattato di pace siglato nel 2005 tra il Nord e il Sud avrebbe sancito il diritto materiale ad ottenere compensazioni per le ingiustizie subite nel passato.Ma la compagnia svedese Lundin ha già fatto sapere che “questo rapporto non presenta alcuna prova che dimostri una qualche violazione da parte dell’azienda”.Ecos ha tuttavia invitato i governi svedese, malese e austriaco a compiere le dovute indagini per verificare il grado di coinvolgimento delle compagnie. E tutti gli altri Paesi coinvolti?Stati Uniti e Israele hanno armato la guerriglia del sud, inflitto sanzioni economiche dal 1977 per indebolire il governo di Khartoum, e addirittura bombardato nel 1998 l’unica impresa farmaceutica del Paese, privando delle medicine buona parte della popolazione già oppressa dall’embargo. Non è anche questo reato?No, loro possono continuare a fare quello che vogliono.Articolo letto: 121 volte (09 Giugno 2010)
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