Saturday, 12 December 2009

Sudan e la Legge Internazionale:

International Law
Arbitrato: uno strumento su cui puntare
L’arbitrato può essere definito come quel procedimento stragiudiziale per la soluzione di controversie fondato sull’affidamento del caso a soggetti terzi rispetto la controversia competenti a decidere con lodo, sulla base di una clausola compromissoria o di compromesso arbitrale. In dottrina si individuano alcuni generali punti di forza del procedimento arbitrale rispetto a quello in tribunale, riconducibili ad alcune situazioni tipo: nel caso di controversia tra parti soggette a legislazioni statali diverse, se nel ricorso ai tribunali nazionali è insito il rischio di decisioni divergenti, nell’arbitrato si ha invece un unico procedimento basato su un’unica legge scelta dalle parti; nel primo caso è altrettanto presente il rischio di disequilibrio a favore della parte che agisce nel proprio Stato, mentre l’arbitrato offre almeno teoricamente ampie garanzie di neutralità. Inoltre, l’arbitrato può offrire maggiori capacità tecniche e si conclude di regola in tempi molto più rapidi, offre limitate possibilità di ricorso e garantisce la riservatezza di procedimento e lodo. Si tratta di vantaggi innegabilmente attraenti per due categorie di soggetti: da un lato, per tutti quei Paesi caratterizzati da poco sviluppati sistemi legislativi, come molti Stati africani; dall’altro, per tutti quegli operatori economici (multinazionali, grandi imprese) e non solo (organizzazioni non governative) che trovano nell’arbitrato uno strumento sicuramente più adatto alle loro esigenze.Assistiamo quindi in Africa, date le premesse, al crescente utilizzo dello strumento arbitrale, non solo relativamente a controversie commerciali o civili tra privati, ma anche con riferimento a questioni di maggiore delicatezza politica. Ne è esempio la recentissima pronuncia della Corte arbitrale permanente dell’Aja relativa alla definizione dei confini della regione petrolifera di Abyei in Sudan, al centro di una disputa che ha visto a lungo contrapposti il governo sudanese e l’Esercito sudanese di liberazione popolare. Nodo della questione il rigetto da parte del National Congress Party (NCP) del Presidente Omar al-Beshir del rapporto della Commissione confinaria di Abyei, creata dagli Accordi di pace globali tra Nord e Sud-Sudan del 2005, invece accettato dal Movimento per la liberazione popolare del Sudan. La regione è oggi indipendente dalle autorità politiche di Khartoum e di Juba, in attesa del referendum previsto per il 2011 in cui si deciderà per l’eventuale indipendenza. Data la centralità e rilevanza della questione, vero e proprio ostacolo alla piena realizzazione degli Accordi del 2005, l’iniziale stupore sollevato dalla scelta di affidare la risoluzione della controversia alla Corte arbitrale permanente dell’Aja è stato presto veicolato all’interno dell’attesa per la decisione finale, arrivata il 22 luglio. La conclusione dell’Aja è un compromesso che potrebbe concretamente allontanare il rischio di una involuzione della situazione, accolto positivamente (almeno per ora) sia dal governo sudanese che dal Movimento. La pronuncia riconosce in particolare l’appartenenza etnica del territorio Ngok Dinka al Sud-Sudan, mentre il confine orientale di Abyei dovrà essere arretrato rispetto alla posizione attuale, cedendo al Nord l’area petrolifera di Heglig. Circostanza quest’ultima che impone tuttavia di sottolineare come l’accordo, pur accettato da entrambe le parti, si fonda su fragili basi che potrebbero essere scosse dalle rimandate elezioni del 2010 e dal referendum del 2011.Numerosi sono gli attuali sforzi finalizzati allo sviluppo dei sistemi legislativi africani, passo necessario verso una crescita anche economica e politica del continente. Considerando il lato economico della questione, l’assenza di sistemi di tutela legale rappresenta un serio ostacolo allo sviluppo continentale, spesso non essendo o non sentendosi le imprese operanti in Africa sufficientemente tutelate. Tale assenza si traduce innanzitutto in perdita di investimenti e assenza di fiducia. Anche per questo motivo si assiste al generale ammodernamento e sviluppo delle legislazioni non solo nazionali, strettamente collegate alla volontà politica dei governi, ma anche regionali e in previsione continentali. L’arbitrato si inserisce in questo contesto con i suoi innegabili vantaggi in termini di internazionalità, rapidità, tecnicità, economicità e riservatezza del lodo. Si tratta di una via ancora poco intrapresa. Tuttavia, lodi rilevanti come quello di Abyei dimostrano chiaramente la flessibilità dello strumento e la sua capacità di trovare una soluzione anche in contesti particolarmente delicati e complessi dove si intrecciano interessi non solo economici ma anche politici di ampio respiro. Sarebbe quindi forse più utile guardare all’arbitrato come ad una preziosa risorsa su cui dover il prima possibile investire maggiormente.Massimo CorsiniPer ulteriori approfondimenti vedi: Center for African Law and Legislation Studies (CALLS)



Arbitrato: uno strumento su cui puntare – Cresce nel continente africano il ricorso allo strumento arbitrale per la risoluzione di controversie non solo economiche ma anche di particolare rilevanza politica. La recente pronuncia della Corte arbitrale permanente dell’Aja relativa alla ridefinizione dei confini della regione petrolifera di Abyei mostra chiaramente la flessibilità e i vantaggi che l’arbitrato può offrire in sostituzione delle corti nazionali…………………………………..Azim

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