Obama, possibile un altro mondo
24 settembre 2009
«Una nuova era di pace e di cooperazione»: il presidente americano, Barack Obama, nel suo primo intervento all'Assemblea Generale dell'Onu, ha invitato i leader del pianeta a superare le «divisioni del passato» e a dare inizio a una «nuova era di cooperazione basata sul rispetto reciproco». «L'America non può risolvere da sola i problemi del mondo», ha detto Obama. «Dobbiamo dare una risposta globale alle sfide globali che il mondo sta affrontando».
Obama, in un discorso di rottura con l'approccio spesso unilaterale del suo predecessore, George W. Bush, ha elencato i quattro pilastri della sua politica: disarmo nucleare, pace e sicurezza, clima, economia. Elencando le iniziative prese in otto mesi di governo: proibizione assoluta dell'uso della tortura («al mio primo giorno in carica»), chiusura di Guantanamo, lotta all'estremismo, negoziati con Mosca per ridurre gli arsenali nucleari, rilancio della pace in Medio Oriente. E anche un nuovo approccio verso l'Onu: «Abbiamo pagato le nostre quote, siamo entrato nel Consiglio per i Diritti Umani, affrontiamo qui le nostre priorità». Altra netta svolta rispetto all'era Bush. «Ma chi criticava in passato l'America perché agiva da sola sul piano internazionale - ha ammonito Obama - non può adesso tirarsi indietro: l'America non può risolvere da sola i problemi del mondo». In questa nuova era di cooperazione l'Onu ha un ruolo importante, ma deve cessare di essere «forum per seminare discordia anziché trovare soluzioni comuni, di giochi politici che mirano a sfruttare i problemi anziché risolverli: è facile venire a questo podio e puntare l'indice contro gli altri. Non è questa la strada giusta».
Obama ha ribadito la sua determinazione a giungere a un nuovo accordo con la Russia sulla riduzione degli arsenali nucleari. Ammonendo nello stesso tempo Iran e Corea del Nord a non sfidare il mondo coi loro programmi nucleari. E nonostante nel pomeriggio di ieri Ahmadinejad abbia aperto degli spiragli di dialogo, Obama ha avvertito che contro l’Iran potrebbero arrivare «ulteriori serie sanzioni». Su questo fronte, arriva anche l’apertura del premier russo Dmitri Medvedev, il quale ha osservato come raramente le sanzioni siano produttive ma in alcuni casi sono «inevitabili». «Io sono impegnato alla diplomazia - ha aggiunto Obama - ma se i governi di Iran e Corea del Nord sceglieranno di ignorare gli standard internazionali», questi due Paesi «dovranno risponderne» e il «mondo dovrà unirsi per dimostrare che la legge internazionale non è una promessa vuota».
Sul fronte della pace e della sicurezza, il presidente ha sottolineato la cooperazione internazionale contro al Qaida («non permetteremo che questi terroristi trovino un rifugio per lanciare attacchi da Afghanistan o altrove»). Ma ha anche detto che «gli sforzi per la promozione della pace non possono limitarsi a sconfiggere l’estremismo violento», impegnandosi quindi a rafforzare il sostegno alle operazioni di peacekeeping per raggiungere «una pace durevole in Sudan attraverso il sostegno alla gente del Darfur». All’indomani del vertice trilaterale con il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e il presidente palestinese Mahmoud Abbas, Obama ha rinnovato il suo impegno per un accordo in Medio Oriente: «È giunto il momento di rilanciare i negoziati, senza precondizioni, per comporre i problemi permanenti tra israeliani e palestinesi: sicurezza, confini, rifugiati e Gerusalemme». L'America, ha ribadito, considera «non legittimi» nuovi insediamenti israeliani. E anche se ha precisato «non sono ingenuo, so che sarà difficile», ha promesso di non voler esitare nel perseguire la pace. Ma la pace passa anche attraverso il rispetto del pianeta, ha detto Obama. «Sono finiti i giorni in cui l'America faceva resistenza ad affrontare il problema del clima». La colpa principale dell’inquinamento è delle nazioni ricche «che hanno fatto così tanto per danneggiare l’ambiente nel ventesimo secolo» e ora devono rimediare. «Intendiamo procedere a profonde riduzioni delle emissioni entro il 2020» ha detto. Ma la sfida del clima richiede una cooperazione globale prima che i mutamenti siano «irreversibili» nel pianeta. È importante trovare un accordo a Copenaghen.
Per quanto riguarda l'economia, Obama ha detto che al G20 di Pittsburgh gli Usa cercheranno di rafforzare «le norme per tutti i centri finanziari per mettere fine alla avidità, agli eccessi e agli abusi che ci hanno condotto al disastro» e impedire «che un'altra crisi del genere possa accadere». Obama ha chiesto ai Paesi ricchi di aprire i mercati e stendere la mano a chi ha meno, e ai Paesi in via di sviluppo di «estirpare la corruzione». Il presidente americano ha concluso il suo discorso affermando che «la democrazia non può essere imposta a una nazione dall'esterno» e riconoscendo che «l'America in passato è stata spesso incostante nella propaganda della democrazia». Ma gli Usa sanno imparare dagli errori: «Come afro-americano non posso dimenticare che non sarei qui oggi» senza questa dote del Paese. Obama ha detto che gli Stati Uniti, sotto la sua presidenza, sono «pronti a iniziare una nuova era di cooperazione internazionale» basata sul «riconoscimento dei diritti e delle responsabilità di tutte le nazioni».
Il suo discorso è stato accolto da applausi ed elogiato anche dal leader libico Muhammar Gheddafi: « Spero che Obama resti presidente per sempre».
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