Università di Khartoum: studenti picchiati e derubati perchè originari del Darfur
Minacce e discriminazioni si susseguono nel corso di tutto l’anno accademico
27.06.2009 - Mauro Annarumma
dalla stessa rubrica segnaliamo
- Al via la missione italiana in Darfur Mauro Annarumma
- Si aggrava la situazione umanitaria nel Darfur Mauro Annarumma
- Darfur: stato di calma apparente Mauro Annarumma
- Bombardamenti e stupri: questa la guerra di Khartoum ai ribelli del Darfur Mauro Annarumma
dallo stesso autore
Mauro Annarumma
- Moriva 26 anni fa Oscar Romero, il vescovo dei poveri dell’El Salvador
- «No a questi negoziati di pace»
- Speciale Presidenziali USA: Un italiano al CPAC 2008. Parla il Presidente
- Bombardamenti e stupri: questa la guerra di Khartoum ai ribelli del Darfur
Primo piano
- Fotoreportage: Portraits of Chiapas Francesco Ricci
- Corti and Cigarettes 2009 Valentina Ariete
- La Donna di Nessuno Enrico Rossignoli
- Università di Khartoum: studenti picchiati e derubati perchè originari del Darfur Mauro Annarumma
Al telefono, la voce di Suliman Hamed Ahmed, rappresentante dei rifugiati del Darfur in Italia, è forte e chiara come non l'ho mai sentita prima. Mi racconta di figli del Darfur picchiati e derubati, minacciati e molestati prima degli esami all'università di Khartoum, la capitale del Sudan e traduce il tragico racconto degli stessi studenti della Khartoum University Student Union, associazione che raccoglie molti ragazzi giunti dal Darfur per studiare nella ricca capitale.
Il 9 giugno nel corso della notte, - racconta Suliman Ahmed - un gruppo di circa 300 studenti del Congresso Nazionale ha assalito con coltelli e bastoni gli studenti del Darfur ferendone 32, trasportati in un ospedale dopo alcune ore.
Gli assalitori, tra cui anche alcune donne che indossavano l'Abayat, il velo tradizionale, li hanno poi espulso dal campus spingendoli per la strada e costringendoli a dormire all'esterno. La mattina successiva gli studenti sono stati aggrediti nuovamente, e diversi sono stati feriti gravemente, come Sadia Idriss Balsaik, colpito in testa e operato a Balbnj o Samira Ahmed Mekki, colpito 15 volte all' addome e alle gambe e petto e poi arrestato.
Mentre erano all'esterno del campus, inoltre, le stanze, almeno 15, sono state saccheggiate e i beni dei ragazzi trafugati, come i soldi della retta mensile, personal computers, accessori e abbigliamento.
Sempre più frequentemente, gli studenti del Darfur denunciano minacce e intimidazioni, che si moltiplicano soprattutto verso la fine dell'anno accademico, con l'intento di interrompere il loro percorso formativo, ma nessun provvedimento è stato mai preso finora dalle autorità accademiche.
Non è il primo caso di pestaggi e arresti di studenti a Khartoum, ma le dinamiche e la violenza dell'aggressione, colpiscono per la loro spregiudicata vocazione razzista.
In Sudan da anni si combatte una sanguinosa guerra tra forze governative, regolari e paramilitari, e ribelli del Darfur, che da anni rivendicano il diritto della popolazione tutta a partecipare equamente alla vita politica del Paese, riservando anche alle regioni periferiche del Paese eguali strutture e servizi, usufruendo, non da ultimo, dei proventi della vendita del greggio di cui il Sudan è ricco.
Dalla pubblicazione del Black Book, in cui veniva esplicitato anche attraverso tabelle e schemi la discriminazione razziale e geografica attuata dall'elite al governo a Khartoum ai danni delle periferie del Paese, nelle quali le etnie "africane" sono le più numerose, poco è cambiato.
Dopo anni di conflitto in Darfur, sono i numeri a parlare e a segnare un altro buco nero nella storia dell'umanità: oggi si contano 300.000 morti, 2.7 milioni di profughi, 400.000 rifugiati, e il 90 per cento della popolazione sopravvissuta ai continui attacchi e bombardamenti vive con meno di 1 dollaro al giorno.
Minacce e discriminazioni si susseguono nel corso di tutto l’anno accademico
27.06.2009 - Mauro Annarumma
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Il 9 giugno nel corso della notte, - racconta Suliman Ahmed - un gruppo di circa 300 studenti del Congresso Nazionale ha assalito con coltelli e bastoni gli studenti del Darfur ferendone 32, trasportati in un ospedale dopo alcune ore.
Gli assalitori, tra cui anche alcune donne che indossavano l'Abayat, il velo tradizionale, li hanno poi espulso dal campus spingendoli per la strada e costringendoli a dormire all'esterno. La mattina successiva gli studenti sono stati aggrediti nuovamente, e diversi sono stati feriti gravemente, come Sadia Idriss Balsaik, colpito in testa e operato a Balbnj o Samira Ahmed Mekki, colpito 15 volte all' addome e alle gambe e petto e poi arrestato.
Mentre erano all'esterno del campus, inoltre, le stanze, almeno 15, sono state saccheggiate e i beni dei ragazzi trafugati, come i soldi della retta mensile, personal computers, accessori e abbigliamento.
Sempre più frequentemente, gli studenti del Darfur denunciano minacce e intimidazioni, che si moltiplicano soprattutto verso la fine dell'anno accademico, con l'intento di interrompere il loro percorso formativo, ma nessun provvedimento è stato mai preso finora dalle autorità accademiche.
Non è il primo caso di pestaggi e arresti di studenti a Khartoum, ma le dinamiche e la violenza dell'aggressione, colpiscono per la loro spregiudicata vocazione razzista.
In Sudan da anni si combatte una sanguinosa guerra tra forze governative, regolari e paramilitari, e ribelli del Darfur, che da anni rivendicano il diritto della popolazione tutta a partecipare equamente alla vita politica del Paese, riservando anche alle regioni periferiche del Paese eguali strutture e servizi, usufruendo, non da ultimo, dei proventi della vendita del greggio di cui il Sudan è ricco.
Dalla pubblicazione del Black Book, in cui veniva esplicitato anche attraverso tabelle e schemi la discriminazione razziale e geografica attuata dall'elite al governo a Khartoum ai danni delle periferie del Paese, nelle quali le etnie "africane" sono le più numerose, poco è cambiato.
Dopo anni di conflitto in Darfur, sono i numeri a parlare e a segnare un altro buco nero nella storia dell'umanità: oggi si contano 300.000 morti, 2.7 milioni di profughi, 400.000 rifugiati, e il 90 per cento della popolazione sopravvissuta ai continui attacchi e bombardamenti vive con meno di 1 dollaro al giorno.
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